Libri

NONO BOUQUET

LONESOME DOVE di Larry McMurtry, Einaudi 2017, 937 pagine

Dedicato ai tifosi di Tex Willer e ai detrattori del western; perché questo titolo (premio Pulitzer 1986, ritradotto di recente) non appartiene solo ad un genere, ma è un’esaltante allegoria dell’esistenza in cui, come sempre, non conta la meta ma il viaggio. Tutti sono in corsa verso un altrove e in fuga dalle proprie paure: dei fulmini, dei serpenti, dei banditi, degli indiani e, soprattutto, delle donne che, pagate nei saloon o intraviste da lontano, rappresentano un mondo enigmatico rispetto a quello maschile. Tale da generare un confuso moto del cuore che appanna sia la ragione sia le abilità, permettendo di conferire un significato sentimentale ad un territorio che sembra contenere solo se stesso. A fronte di destini cui una semplice distrazione può costare la vita.

La guerra di secessione è terminata da una quindicina d’anni e due famosi ranger  hanno talmente ripulito la frontiera tra il Texas e il Messico da rassegnarsi al ritiro, il nemico annientato, il divertimento finito. Campano malamente a Lonesome Dove, un postaccio inadatto anche alla vendita di qualche cavallo. L’uno bon vivant che sa di latino e ha il vizio della speculazione ad alta voce, l’altro taciturno, solitario e doverista sino al masochismo. Finchè non vengono raggiunti da un fatuo ex compagno che getta un’altra volta il seme dell’azione, magnificando i pascoli ancora intatti  del Montana. Si forma così una temeraria spedizione di uomini, bovini ed equini rubati che si snoderà tra cieli testardi e fiumi astiosi, speranze giovanili e maturità disilluse , lungo ogni possibile difficoltà naturale ed umana. Come in una sorta di Carte du tendre della sfida, in cui i passaggi sono già segnati e quasi tutti si conoscono direttamente o per sentito dire, essendo l’origine dell’avventura un luogo mentale, sempre in bilico tra la libertà e la coazione a ripetere.

Gli ingredienti classici sono onnipresenti, ma decostruiti e rimontati con una tale perizia da mantenersi reali e nel contempo metaforicamente allusivi , seducendo chi crede di partecipare seduto su un comodo divano di due secoli dopo. Si imparano trucchi e mestieri, si accostano personaggi particolarissimi ed universali, si gustano dialoghi di spiazzante originalità, si sfoglia un manuale di psicologia applicata, ci si scotta gela e bagna, mentre i perimetri dell’andare fanno invidia al National Geographic, continuando a moltiplicarsi secondo modalità affini a quel capolavoro melvilliano che è Butcher’s Crossing di John Williams. Ma, visto che l’autore è anche un famoso sceneggiatore, e da Lonesome Dove sono stati tratti film e serie televisive, non si pensi ad una scrittura cinematografica concepita per un copione già rodato.

Lonesome Dove è invece una possente epopea che sembra rammentare una frase proustiana ( < Tutte le decisioni definitive sono prese in uno stato d’animo che non è destinato a durare > ) e travalica anche la tradizione americana grazie alla negazione di ogni superomismo: i protagonisti e i comprimari sono spesso fragili, talvolta sciocchi o patetici, consistendo la loro vera grandezza nel comprendere e accettare i risultati della fallibilità, mentre la parola risolutiva spetta sempre e solo alla sorte. Quasi mai secondo giustizia. Intanto il racconto continua a svolgersi e a riavvolgersi in forma di un interminabile nastro dai colori ora vividissimi ora abbrunati, ipercinetico e lento, nostalgico ed esilarante, drammatico, profondo e inesausto come in tutti i libri che non ci abbandonano più.

CONOSCERE UNA DONNA di Amoz Oz,Feltrinelli 2008, 265 pagine

Dei morti è bene prendersi cura finchè sono vivi: le commemorazioni postume li lasciano indifferenti. Degli scrittori che ci hanno abbandonati, invece, si possono rileggere i libri: forse il modo più opportuno per rendere loro omaggio. Fra i tanti di Amos Oz, scomparso recentemente, abbiamo scelto Conoscere una donna, ingiustamente meno noto e viceversa perfetto nell’arte di procedere per sottrazioni. Nonché emblematico di quel ragionare per compromessi da parte di chi si è sempre schierato in favore della vita, anche nella questione arabo israeliana. A costo di passare da “disertore”, si veda Elogio del tradimento.

Ma non si pensi a un titolo di matrice politica, bensì ad un drammatico quanto pacato racconto esistenziale, che ribalta in sordina gli schemi dello spionaggio classico per celebrare l’abbandono di ogni indagine. Sino a raggiungere la conoscenza attraverso la negazione del sapere e del capire. E mentre John le Carrè procede per accumuli indiziari, il protagonista gli preferisce Honoré de Balzac, lui sì ricco di misteri e di veri segreti, anche se poi è possibile che tutti i segreti umani in fondo si assomiglino. Perchè Yoel Raviv è un quarantasettenne che ha appena lasciato Gerusalemme e sta trattando l’affitto di una villetta con giardino vicino a Tel Aviv. Vuole andare a viverci con la figlia adolescente, la madre e la suocera, dopo essersi ritirato da un impiego statale. Però la sua cassaforte nasconde passaporti diversi, baffi finti, armi vere, e la moglie è appena morta in un incidente oscuro. Iniziano così giorni sempre uguali, fermi come nell’indistinto presente dei sogni, e lui sarchia, pianta , innaffia, pota , concima, si interroga sull’enigmatico male della figlia, risente intorno ai fianchi le braccia fresche della moglie, sogna una concubina esquimese ma indugia sui seni aguzzi di un’americana, mentre qualcuno lontano viene ucciso al posto suo. Intorno, poche altre figure di sgargiante medietà, che fanno non solo avanzare le stagioni e riaffiorare il passato, ma fungono da stimolo e da contrappunto ai suoi pensieri solipsistici. Nessuno essendo in realtà quello che sembra, vivendo e morendo spesso sconosciuti a noi stessi e agli altri. Finchè un magnifico finale a sorpresa irrompe con la stessa luce tolstoiana de La morte di Ivan Il’ic, a sancire una liberazione edificante in forma di rinascita.

Libro sommessamente ambizioso, di piccole e grandi suspense quotidiane, Conoscere una donna raggiunge l’equilibrio contenutistico ed espressivo cercando di rispondere alle eterne domande che scaturiscono dall’attrito tra il disordine naturale del mondo e il desiderio di ordine e decifrabilità dell’esistenza. E lo fa attraverso la linda planimetria di una casa, l’educazione e l’esattezza delle parole e delle pause, l’affollamento di cose e atti abituali, lo sforzo di verità dei personaggi e dell’autore. Parafrasando al rovescio gli schemi degli intrighi di intrattenimento, coinvolge tuttavia ancor più il lettore, su molteplici piani diversi. Ogni pagina sembra inquadrata dai finestrini di un treno in avaria , immagini continuamente ricorrenti riportano ad una problematica deriva generale di cui, attraverso fenditure di fortuna, si possono solo cogliere vuoti da colmare , piccole isole di chiarezza o brevi lampi di senso. Al prezzo di un’attenzione tale da rinunciare a vivere.

Pubblicato nel 1989, rimane un romanzo attualissimo sia letterariamente sia perché si incide corticalmente nella memoria, seppure con un sorriso che non coinvolge le labbra. Riporta i tradizionalisti a tinelli scomparsi e compostezze abbandonate; suggerisce ai traumatizzati l’uscita dal buio; indica alle donne come non piegarsi; ammonisce i tempi sul concetto declinante di solidarietà.

ORIENTAL POPPIES di Georgia O’Keeffe , 1927

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Marinella Doriguzzi Bozzo

Marinella Doriguzzi Bozzo