Film

IL TRUFFACUORI

Ingredienti: la moglie di un celebre attore, con un diastema degli incisivi superiori che ci passa un tir; lo Xavier de L’appartamento spagnolo; Chopin dei Nocturnes, Patrick Swayze di Dirty dancing, Wake me up before you go go dei Wham di George Michael, il roquefort, la cornice della Costa azzurra; e il tormentone ”in una coppia una donna può essere felice; oppure può essere infelice senza confessarselo; oppure può essere infelice senza accorgersene” o giù di lì. Aprire la busta, che si tratta di una preparazione commerciale, versare la miscela in uno stampo teflonato, infornare a 170 gradi ed ecco pronta la torta cinematografica per un San Valentino che s’accontenta. Qui siamo nell’artigianato di genere e le risate sono come le decorazioni casalinghe, ben intenzionate ma sempre un po’ così, che si squagliano subito.

Addentiamo: Romain Duris, più elastico che fascinoso, ma con dei buoni attributi mimici, è il seduttore di turno. Ed è anche il partner di una ditta che si avvale di sorella e cognato. Obiettivo: sbarazzare le donne da compagni sgraditi ai vari parenti di turno, ovviamente a scopo di lucro.
Il copione è sempre lo stesso e le disgraziate ci cascano in serie, si innamorano di lui facendo nefasti confronti e corrono a rompere fidanzamenti e matrimoni. Finché si presenta l’affare del secolo. Un ricco possidente commissiona lo scoppiamento della coppia formata dalla figlia e da un inglese con tutte le virtù e tutti gli assegni al posto giusto, avendo intuito, con manageriale lungimiranza che una volta presa coscienza lei fatalmente si annoierà. Solo che mancano dieci giorni al fatidico sì, ambientato in una opulenta Montecarlo da rotocalco.

Compare dunque la molto resistibile Vanessa Paradis con Kelly Hermès di ordinanza ed è subito ovvio come andrà a finire. Meno ovvi i trucchi per far sì che lui, nei panni della guardia del corpo, riesca a fare breccia presso l’algida ereditiera. Seguono serie di gag più o meno azzeccate, ma comunque condotte con levità e con buoni ritmi comici, fino all’ happy end di prammatica; basato sulla filosofia spicciola dell’amore e della seduzione, che, appunto perché spicciola, funziona spesso anche nella meno allegra realtà di tutti i giorni. Qui, ovviamente, quello che interessa non è tanto la storia, quanto il dispiego di mezzi professionali per onorare l’incarico. In cui entrano appunto tutti gli ingredienti menzionati.

Strombazzato dalla pubblicità e da una critica che, anche se non prezzolata, deve almeno venire a patti con l’offerta di mercato, il film è stato entusiasticamente salutato come un prodigio di humour e, quel che più vale, come campione di incassi in Francia. Oltre che aureolato da una “tipicità gallica” che a noi non è così evidente. A meno di non ricorrere al solito generico riconoscimento di una presunta superiore professionalità, o all’assenza piuttosto ricorrente di grevità e doppi sensi a favore di un’ironia diffusa. Come alla scelta di attori quasi mai particolarmente avvenenti, ma sia abili protagonisti che ottimi caratteristi, con cui non è impossibile identificarsi.

In realtà, qui vale lo spunto di fondo, che consente di ricamare suoi luoghi comuni del rapporto di coppia e, soprattutto, il merito di aver saputo condurre una storia sentimentale come se si trattasse di una rapina all’ufficio postale, grazie all’antagonismo tra i tempi lunghi dell’amore e quelli stretti dell’impresa da condurre in porto. Perché il protagonista ci mette di suo il presunto fascino e gli psicologismi sperimentati, mentre i compari gli interventi di supporto, spesso anche scassatamente tecnologici, ottenendo così il comico dal divario sempre esistente fra le strategie scientifiche e collaudate e i puntualissimi azzardi del caso, che obbligano all’ispirazione concitata del momento. Oppure dalla felice rivisitazione seriamente parodistica di un cult come Dirty dancing. Arrivati alle briciole dei titoli di coda, ci si accorge che la torta non è complessivamente ben cotta, ma gradevole nei punti in cui c’è l’uvetta.

IL TRUFFACUORI di Pascal Chaumeil, Francia 2010, durata 105 minuti

Previous post

IL CIGNO NERO

Next post

ANOTHER YEAR

Marinella Doriguzzi Bozzo

Marinella Doriguzzi Bozzo