Film

I SEGRETI DELLA MENTE

“E tu che cosa ami?” chiede un ragazzo ad un altro, che gli risponde: ”La televisione; la guardo tantissimo”. ”E’ un hobby?” “No, studio e imparo la vita”.
Sostituiamo la ricettività passiva della tivvù con l’interazione agita (e subita) della rete, e il tema del film è dato.

Siamo cioè dalle parti della sociologia tecnologica, non osata, purtroppo, sino in fondo, in quanto travestita da pretestuoso thriller: un gruppo di ragazzi come tanti si conosce e si riconosce in una chat esclusiva. Comincia a scambiarsi le prime informazioni sui reciproci gusti, per poi passare rapidamente a quelle sui disgusti e sugli odii. In cui, più che parlare d’amore, di sesso, di divertimento, affiora , con minore o maggiore consistenza, il tema della famiglia, con genitori che sullo sfondo blaterano di figli e -sorpresa- figli che discorrono moltissimo di genitori.

Si dipanano così i problemi dell’esistere “contro” di alcuni e del sopravvivere malato di altri da parte di adolescenti che si confidano, si consegnano, si infuenzano in vite per procura: si aggrappano alle loro proiezioni distorte di personaggi sia reali che virtuali, costantemente alimentate da tutta una gamma di prodotti rigorosamente ed elegantemente Apple. Sinchè il solito leader di turno si appropria della fragilità altrui per realizzare i suoi incubi, favorendo le pulsioni autodistruttive di un membro del gruppo: la morte per suicidio al centro della trama.

Trama purtroppo pretestuosa, si diceva, perchè il regista Hideo Nakata, forte del successo degli horror Ring -1998- e i Ring 2 – 1999 – (a loro volta ripresi dal remake americano The ring – 2002) non sa rinunciare al binomio tecnologia-morte. Ed è un peccato, perchè, pur rasentando continuamente il naufragio, il film non annega mai definitivamente, grazie ad un’ideazione rappresentativa semplice eppure seducente dal punto di vista visivo e drammaturgico.

Perchè la rete è metaforicamente inscenata dal suggestivo corridoio di un consunto hotel liberty, ora allucinato e deserto, ora oniricamente affollato, luogo e non luogo con tante porte tatuate, da cui si entra e si esce sovrapponendo realtà e proiezione. Con una inventività fotografica e scenografica sapiente e molte intuizioni felici, purtroppo lasciate cadere a favore del plot. Si notino in questo senso i richiami alla pedofilia, all’erotismo mascherato da affetto o viceversa, alla verità che necessita del falso, all’esistere quotidiano che ha bisogno di raccontarsi altrove, fra sconosciuti, per poter effettivamente diventare autentica o inautentica amicizia.

Pieno di interessanti paradossi ed ossimori, nonchè di spunti da cogliere sulla contemporaneità, è un film di difficile valutazione, perchè mischia un risaputo, anche scadente, con un’innovatività non banale e una strutturazione a volte da quadruplo salto mortale. Perchè c’è l’hardware, che corrisponde al reale, e il software che diventa fisico anch’esso, quando all’interno delle chatroom si stratificano i dialoghi, i filmati, i giochi di ruolo, addirittura le animazioni. Autentici tocchi di grazia, questi, a compensare la noia di un racconto stiracchiato con un finale di concitazioni al limite del ridicolo.

Eppure, non è comunque un film generazionale: può non dispiacere ai giovani interessati solo alla trama oppure alla visualizzazione del loro mezzo espressivo d’ordinanza, così come agli adulti per le stesse ragioni. Sia perchè la rete comporta una forma di regressione ugualitaria che psicologicamente tende a livellare le età e ad accomunare i vissuti, sia perchè le suggestioni fra le righe sono tante, sempre che si abbia l’indulgente pazienza di apprezzare le pepite fra il ciarpame.

I SEGRETI DELLA MENTE di Ideo Nakata , Gran Bretagna 2010 , durata 97 minuti

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Marinella Doriguzzi Bozzo

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