Libri

I GIORNI DI VETRO

Nel suo libro Emotions in History.Lost and Found (2011) Ute Frevert scrive : ”Fin dall’antichità, la rabbia è stata vista come prerogativa dei potenti”.In questo martellante romanzo, invece, la rabbia è agita vuoi come sopruso vuoi come ribellione, e appartiene , con differenti modulazioni, sia al sadico gerarca Vetro, che all’innamorata Iris, che al partigiano Diaz, che alla nonna Fafina. L’unica ad adottarla solo verso la fine sarà Redenta, che viceversa rappresenta , con la sua obbedienza silente, una sopraffazione del femminile prossima alla cosificazione di una morte in vita.

Siamo a Castrocaro , nel cuore dell’Apennino tosco romagnolo dove, accanto ai protagonisti citati, campa una popolazione da coro greco ma tratteggiata come negli affollati dipinti del Longhi ; prima decentemente per via delle Terme promosse dal Duce poi sempre più miseramente , fino ad un’abiezione senza rimedio. Secondo un innesto di accadimenti della Storia e di riesumazioni leggendar famigliari che in questo periodo, a partire da Scurati fino a Cortellesi, paiono riscuotere un non effimero successo.

Niente diremo delle vicende narrate intorno agli ultimi sussulti paesani di una seconda guerra mondiale combattuta dalla parte sbagliata, e nulla aggiungeremo sui personaggi perché, in fondo, il fascino del libro è altrove. Nel senso che si presenta con l’apoditticità e l’autorevolezza di quei gloriosi Bignami oggi in disuso , che avevano invece l’incommensurabile pregio di riassumere quanto studiato , sia cronologicamente che, soprattutto, sinotticamente, scolpendolo nella memoria. E dai cui testi non si poteva sottrarre, cancellare o correggere nulla, pena la perdita del filo , del significato e dell’uso.

Perché tale è anche la struttura e la scrittura di questo romanzo misteriosamente avvincente: nessuna frase è in particolare sottolineabile per qualità letterarie o aforismatiche; la commistione dialettale è un orpello non stucchevole e nel contempo funzionale, perchè la sua presa immediata è sia sinteticamente evocativa che confidenzialmente accattivante ; le parole corrono stringate l’una dietro l’altra con l’autorevolezza di un dettato biblico, e risultano vere e convincenti nonostante una declamazione teatrale le renda più enfatiche del vero naturale, raggiungendo i sensi senza svelare il trucco. Infine, tutto si svolge sotto i nostri occhi mentre le tante alterazioni temporali non confondono la vicenda, arricchendola viceversa di quelle sorprese ad incastro che sono il vanto dei thriller ben riusciti.

Personalmente, non rileggeremo più questo libro, e non rivedremo una seconda volta C’è ancora domani. Ma non nel senso che non si siano apprezzati, anzi. Hanno riempito degnamente alcune ore della nostra vita. Il punto è che ci sembra abbiano espresso bene, da subito ,tutto quello che volevano esprimere, senza che ulteriori disvelamenti ci reclamino ancora, in un momento in cui i testimoni in vita del periodo narrato stanno definitivamente scomparendo. A noi, venuti dopo che lo viviamo di seconda o di terza mano, oppure che lo ignoriamo ma nuoticchiamo comunque in un dato mood antibellicistico, antimachista eccetera ,resta una domanda di fondo: scartato il senso unico del mero intrattenimento di classe ( che non sarebbe comunque poco); eliminato il sospetto markettaro di una riuscita intercettazione degli umori; allontanato con ogni evidenza il dubbio di un’operazione che orecchia i grandi numeri , quasi sempre a discapito della qualità, stiamo assistendo solo a delle ( miracolose) operazioni riuscite, oppure questo libro e questo film stanno inaugurando una moderna forma di classicità del futuro, dato che per classico si intende ( o intendeva, fino a poco tempo fa ) un prodotto artistico che travalica il proprio passato, rimanendo nei tempi dei tempi, per continuare ad essere interrogato?

Il libro

I GIORNI DI VETRO, di Nicoletta Verna, Einaudi 2024, 448 pagine

L’autore

Nicoletta Verna ( Forlì, 1976) vive a Firenze ed è laureata in Scienza della comunicazione. Ha pubblicato precedentemente, sempre per Einaudi, Il valore affettivo (20219 ) con cui ha avuto la menzione speciale al premio Italo Calvino, e ha vinto i premi Severino Cesari e Massarosa

La citazione

“Forse ero diventata anch’io mezza morta e mezza viva, e adesso per miracolo scorgevo tutto il bello e il brutto, il male e il bene, la fame, l’ignoranza, la pietà e la matteria degli uomini, chiari e nitidi . E mi accorgevo che tutte queste cose non erano giustè nè sbagliate , importanti nè guaste . Succedevano e basta , senza un perché preciso . E non erano da capire , solo da accettare “.

Le connessioni arbitrarie ( e virtuose)

Antonio Scurati .Il tempo migliore della nostra vita ( 2015) la trilogia di M (2023) Bompiani

Paola Cortellesi E’ ancora domani ( 2023)

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