Libri

SEDICESIMO BOUQUET

LA NOTTE DI KEPLERO di John Banville, Guanda 1993, 2016 pagine

Sembra che questo straordinario autore disponga sostanzialmente di due filoni narrativi : il sè e l’altro da sè. Alla prima categoria appartengono Il mare, L’eclisse e, in misura minore, Dove è sempre notte. Alla seconda il meraviglioso L’intoccabile e , appunto, questo.
La notte di Keplero si situa non tanto nelle biografie tout court ma nelle biografie come spunto letterario, non diversamente dai notevoli Il fiore azzuro di Penelope Fitzgerald su Novalis, o Ravel di Echenoz. E, al di là del fatto che la storia più si allontana, più mostra perentorietà nelle date, ma arbitrarietà nelle ricostruzioni, al lettore sembra di pestare veramente il fango della città di Graz e di sentirsi gelare il naso o scompigliare i capelli durante gli innumereevoli viaggi del protagonista, vittima della controriforma. Anche se non ci è dato di controllare quanto la rievocazione, se non dei fatti, per lo meno dei caratteri sia attendibile, tuttavia la tensione intellettuale e poetica di questo piccolo, goffo, irascibile e testardo uomo che ci ha ricollocati correttamente nell’universo, pesa indimenticabile sul cuore. E questo ancora una volta grazie alla straordinaria capacità evocativa di una scrittura che osa sfidare un tema scientifico piuttosto ostico, trasformandolo in un cantico mistico alla tensione conoscitiva e all’intelligenza speculativa , sullo sfondo di fetide taverne e di castelli in agonia, con tanto di principi di scienziati e di condottieri a fare da contorno, mentre un gatto ruzza accanto al fuoco ,i bambini muoiono, le mogli si succedono, i soldi mancano .E si ritrovano sentimenti quale il calore, la fiducia, la gratitudine , l’ammirazione per queste grandi menti che non si sono fatte piegare e che ci riportano affettuosamente , con autentica commozione, alla virtute e alla canoscenza dei Padri.

LA SOVRANA LETTRICE di Alan Bennett, Adelphi 2011, 95 pagine

Leggere è come viaggiare in treno, sospesi tra un punto di partenza e un punto di arrivo, liberi eppure coscienti di non oziare, e con la duplice possibilità di immergersi in se stessi e nel contempo di fuoriscire dal proprio io, interagendo con viaggiatori ignoti o contemplando paesaggi spesso mai visti, rapidamente e intensamente, esentati dalle noie lente della quotidiana esperienza. Un modo economico per conoscersi meglio e vivere più vite. Alla insostituibile gioia della lettura è dedicato questo piccolo capolavoro che , invece di addentrarsi in considerazioni saggistiche di matrice dotta, parte da una fulminante invenzione: il progressivo appassionamento ai libri -mai frequentati prima -da parte di Elisabetta II di Inghilterra. Che avendo visto e conosciuto concretamente i luoghi e le persone del mondo, comincia a gustare il rapporto intimo fra l’immaginazione degli altri e la propria -mai neanche sospettata – fino ad approdare alla scrittura, esprimendo finalmente una identità individuale e non la rassicurante finzione e funzione del magniloquente e doveristico ruolo. Ma…Tessuta tra un inizio ed un finale folgoranti, l’invenzione romanzesca viene svolta e sostanziata con un acume psicosociologico preciso ed ironico e con una prosa fluida, elegante , nitida, dove ogni infimo segno, comprese le virgole, trova una sua esatta e sempre significante collocazione. Dunque una parabola tonda e perfetta come una monetina di nuovo conio, che luccica in modo incantevole di intelligenza e arguzia, confermando il talento originalissimo di questo autore, sempre perfettamente all’altezza delle proprie sorprendenti intuizioni.

LES FLEURS-THE CARNATION Alphonse Mucha 1898

Previous post

QUINDICESIMO BOUQUET

Next post

DICIASSETTESIMO BOUQUET

Marinella Doriguzzi Bozzo

Marinella Doriguzzi Bozzo