Film

LIMITLESS

Nzt. Non è un diniego giapponese, o una zona a traffico limitato, ma il nome di una pillola trasparente, che sembra un occhietto disseccato, e potenzia le facoltà del cervello, modulandole sulle caratteristiche intellettive dei singoli individui, generando una concorrenza sleale fra chi la usa e chi no.

Perché chi la trangugia può finalmente soddisfare il delirio di onnipotenza che cova comunque, anche nei più miti. Compreso lo spettatore, che ne viene in qualche modo contagiato (ma solo dal punto di vista della mera eccitazione, s’intende, che quanto alle capacità si esce dal cinema esattamente fessi come ci si era entrati). Pensierini reconditi come tentazioni. Perché in fondo a chiunque piacerebbe trasformarsi come fa il protagonista del film, che da sfigato aspirante scrittore incapace di digitare una sola riga diventa una sorta di super eroe chimico, in grado non solo di iniziare e terminare l’agognato romanzo in quattro giorni, bensì di parlare tutte le lingue e di potenziare ogni tipo di percettività e di memoria, sviluppando una mostruosa capacità di problem solving.

Lui si chiama Eddie, è stato appena lasciato da una fidanzata bonissima (che non si capisce perché lo avesse accettato prima) e prende la pillola in ottima fede, credendo alle parole di un cognato che gliela dipinge come un farmaco antidepressivo ormai testato e di prossima uscita. Peccato che il medesimo individuo venga ipso facto massacrato, e che solo fortunosamente il giovane scalzacane, ormai miracolato dalla prima pasticca, riesca a impossessarsi di una cospicua scorta di droga – perché ovviamente di spaccio si tratta – sfuggita agli assassini del malcapitato offerente.

Inizia così una spericolata avventura fra trionfi e prigionie minacciose di ogni tipo, perché ognuno vuole impossessarsi dello Nzt, essendoci evidentemente una certa penuria di mercato rispetto all’affollata domanda. Per cui si passa dalla letteratura alla speculazione spicciola, fino all’alta finanza e all’intrigo politico, equamente controbilanciati dall’ossessione della tossicodipendenza: rose e fiori rispetto alla mafia russa e ad altra delinquenza che spunta cammin facendo.

Un percorso inanellato magari anche rozzamente, ma comunque adrenalinico grazie ad un eccellente uso della cinepresa, che improvvisa degli zoom in grado di conficcarsi nella topografia cittadina, apre affascinanti sentieri di immagini progressive in scala, e tambureggia di super grandangolari. Complica ulteriormente le cose l’uso del morphing, una tecnica che fa trascolorare le immagini l’una nell’altra a rappresentare l’interiorità mentale sotto effetto della pastiglia, trasmissibile attraverso artifici ottici anche alla vista e alla mente dello spettatore.

Spettatore che un po’ abbozza, assecondando più la regia che il plot, e un po’ rimpiange che un analogo soggetto non sia stato affidato magari ai fratelli Wachowski, quelli di Matrix. I quali, probabilmente, avrebbero saputo proseguire il film sulla scorta dell’inizio geniale, dove una voce nel buio traccia un brevissimo incipit autobiografico che si coagula nel sunnominato Eddie, in piedi su un balcone, pronto a lanciarsi nel vuoto – 30/40 piani come minimo – con un tuffo che sfuma in un attraversamento orizzontale di tutta la zona di Manhattan.

La narrazione riesce ad accatastare una pluralità compresente di stimoli e di generi che vanno dalla riflessione sociofilosofica al film d’azione, con puntate nel noir, nel thriller e nella fantascienza: un pastiche tanto sbracato quanto a tratti talentuoso, che meriterebbe un intelligente remake nel prossimo futuro. Del resto il regista Burger è anche quello di The illusionist (2006), dunque non uno sprovveduto, ma uno con il talento di sprecare il talento, che non riesce mai a portare avanti le proprie intuizioni/ambizioni in maniera omogenea sino alla fine.
Tuttavia non è un biglietto buttato via, perchè qualcosa rimane, compresa la tentazione di porsi la seguente domanda: ma se la nostra classe politica si abbuffasse per un po’ di Nzt, cambierebbe rotta o, perlomeno, la smetterebbe di dire e fare quello che dice e fa? E che non fa? Oppure, è già sotto cura, visto che lo Nzt potenzia solo le caratteristiche naturali di cui si dispone?

LIMITLESS di Neil Burger, Usa 2011, durata 105 minuti

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Marinella Doriguzzi Bozzo

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