Libri

LA STELLA COMETA DI MICHELE MARI

Al centro , innanzitutto , il distillato piacere della narrazione autentica , in fondo non dissimile  dal pur diversissimo libro dell’ultimo Vargas Llosa . Con la differenza che il gioco di specchi adombrato ne  L’eroe discreto è autoctono o autoriferito , mentre in Michele Mari è dichiaratamente evidente la sfida del citazionismo da plurime formulazioni classiche : dal Dickens “sociale” in lotta tra moralità e realismo , sfrontatezze picaresche alla Fielding  e allucinazioni macabre in odore di Wilkie Collins , all’ossessivo  motore etico e psicanalitico della tematica del doppio in Stevenson , con nostalgie di filibusta da L’isola del tesoro . Cui si aggiungono gli echi tempestosi del Conrad che solca i mari e le interlocuzioni dirette e possessive  nei confronti del lettore , ironicamente prese a prestito da Sterne . E si potrebbe proseguire con le perfidie  di Laclos e le truculenze di Sade , oppure con le atmosfere della grande pittura , dalle cupezze architettoniche degli interni di Piranesi ai ritratti pastellati di Gainsborough , passando attraverso i sarcasmi di Hoghart…Tuttavia , poichè i  rimandi sembrano non esaurirsi mai , li lasciamo al piacere enigmistico del lettore colto . Mentre quello con minori consapevolezze dotte si gode ignaro un puzzle  di giravolte funamboliche , con sciagurate taverne – bordello   cui fanno da cantrappunto  conventi mondani ancor più blasfemi . Al centro , due bambini al prezzo di uno , sparizioni , agnizioni , delitti , genealogie , testamenti , sesso , ermafroditismo , sifilide , pazzia , vendette , potere , denaro e tanti personaggi brulicanti , ora fermi ora in movimento non solo nell’azione , ma anche nei pensieri e nei dialoghi espliciti , lungo tutta la gamma del tragico , del comico e del pietoso .

Ma come affronta l’autore una seminagione così composita ? Innanzitutto rievocando mondi secondo una sorta di giudizio universale letterario , che contempla non una scrittura “alla maniera di “, bensì una resurrezione eterogenea e corale in forma di  cubo di Rubik , invenzione di riferimenti smontati , rimontati , sparsi e poi filtrati dalle impressioni dell’infanzia e dalle sottolineature meditate dei successivi studi . Con la grazia di una passionale  leggerezza geometrica , disegnata in specie di stella cometa : la testa o il centro perimetrato attorno ad una dettagliata cartina topografica riportata in calce , al cui interno sono ambientate le rincorse e le galoppate dell’avventura , riunendo i punti topici in forma di segmento , di triangolo , di quadrato , di cerchio ; e poi la lunga coda dell’excursus marino , non diversamente dal recente libro di Jo Baker – Longborn house – autrice con ambizioni circoscritte a Jane Austen e  ben minore  padronanza  della materia .

Ci si perde e ci si ritrova con delizia in un labirinto  ricostruito con minuziosa filologia , mentre il rapporto con il lettore scava degli omissis che da un lato conferiscono digeribilità ad un piatto fin troppo succulento , dall’altra generano il desiderio di goderne ancora di più . In questo gioco di pieni e di parentesi ,  Mari si organizza  in  capitoli sincopati , con un linguaggio musicalmente disinvolto , tra il quotidiano , il raffinato e il desueto , ma sempre funzionalmente intonato alla  velocità , alla densità e alla suspense della trama , con parole “mucide e putri”che sono al tempo stesso  sia lezzo che sollazzo . Talvolta ci si arresta a deglutire il fiato , talaltra  si distoglie lo sguardo da un  eccesso di identificazione autoriale che sconfina nel vezzo totalizzante*, così come non si manca di notare una certa dissimmetria tra l’insaziabilità del racconto e il precipitare della soluzione – assoluzione finale . Ma la riconoscenza è comunque d’obbligo verso chi riesce a riportarci alle letture di un tempo con  regressiva meraviglia  e con acume referenziale , rastremandole in un’epifania serissima e divertente della classicità .

In un universo letterario che prende per buono il finto dickensismo de Il cardellino di Donna Tartt , Mari non solo non si pone come un epigono , ma si impone come maestro e autore di un esercizio creativo genuino e anche sapientemente giocoso , che ha altresì il merito di invogliare alla rilettura dei veri grandi , riuscendo a contemperare il ricorso sempre più passivo alla serialità delle fiction e all’oralità dei vari reading con il godimento attivo  delle reminiscenze di rango : lo si legge direttamente , anche sopra e  sotto le righe , con la riconoscenza che si prova per  le pochissime , ponderate e quindi  allusive antologie esemplari , in mezzo a migliaia di prodotti di mera contraffazione o riporto . Alcuni magari dignitosi , altri di pura commercialità . Con l’aggiuntivo piacere di incontrare singolari personaggi nuovi di zecca , dall’ambigua suor Allison di carne e di cultura all’ambiguo Jones di carne  e di ignoranza , speculari ma  accomunati dalle stesse brame .

* Il Mari adulto si incarna in Roderick così come con altra naturalezza l’autore bambino viene ammesso sul Pequod di Melville in Tu , sanguinosa infanzia .

7

Il libro

RODERICK DUDDLE di Michele Mari , Einaudi 2014 , 485 pagine ,18 ,70 euro

L’autore

Michele Mari – 1955 – è il celebre figlio del celebre designer Enzo Mari , nonchè il migliore scrittore italiano contemporaneo . Insegna Letteratura italiana alla Statale di Milano . La sua notevole produzione è influenzata  dalle più disparate fonti . Ha pubblicato una ventina di titoli tra racconti , romanzi , saggi , poesie , traduzioni , ed è vincitore di numerosi premi . Con Euridice aveva un cane e Tu , sanguinosa infanzia ha scritto la mia autobiografia . Senza saperlo , al posto mio , e per la parte in ombra .

La citazione

“E’ così ovunque nel mondo , per ognuno , dall’inizio dei tempi : pensa a tutto , vertiginoso lettore , somma le attese di tutti in ogni tempo e paese , e ti sfido a non immaginare il nostro pianeta come una palla proiettata nel nulla dalla smania di tutti ad arrivare più in là ,ancora più in là ,la smania di quella cosa lì , sì ,quella che stai aspettando anche tu”

Le connessioni arbitrarie (e virtuose)

Per la rivisitazione di tematiche classiche :

 Il petalo cremisi e il bianco di Michael Faber

Il viaggiatore del secolo di Andrès Neumann

 Drood di Dan Simmons

Le  carte segrete di Mary Brandon di Quentin Bell

Previous post

LE STELLE FREDDE DI JO-JANE

Next post

UN'INVINCIBILE ESTATE

Marinella Doriguzzi Bozzo

Marinella Doriguzzi Bozzo