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GLI OSPITI DI SARAH WATERS

Molti dei libri che ho letto ultimamente parlano di guerra . Alcuni che sto leggendo , compreso l’ultimo di Magris , anche . I giornali , pure . Occorre un qualche alleggerimento . Però , come distinguere la letteratura dall’intrattenimento , quando l’intrattenimento ha la stessa dignità della letteratura ? La domanda è così oziosa che si potrebbe scriverci sopra un trattato altrettanto ozioso . Dopo tanta pratica , ho trovato un personale discrimine che ha l’ ingenuità domestica della pasta tirata a mano : alcuni libri esigono le sottolineature e i commenti a margine ,  altri no . E senza sottolineature nè commenti  scorrono  agevolissimi  gli ultimi due romanzi di Sarah Waters , cinquantenne scrittrice gallese di perentorie inclinazioni saffiche , finalista per ben tre volte al prestigioso Booker Prize . Ossessionata da case decadenti  che dispongono di un passato glorioso inversamente proporzionale al presente dei propri abitanti , prigionieri sia delle mura come di  insondabili o inconfessabili relazioni . Ivy Compton Burnett attingeva dalla tragedia greca i suoi dialoghi metafisici sino al nonsense e Iris Murdoch cavalcava la filosofia secondo truculenze senechiane più intonate a  Ford o a  Webster che non a Shakespeare ; Sarah Waters si accomoda a sua volta nella tradizione nobile ,  rimane su famiglie anormalmente chiuse di natura teatrale , ma  innesta l’insolito , l’inquietante e il dirompente su quotidianità anonime simili  a quelle di  Barbara Pym o di Anita Brookner .

Ne scaturisce così una doppia suspense drammaturgica in cui lo straordinario striscia insinuante nell’ordinario fino a disintegrarlo ,  e la parola ospite viene declinata lungo tutta la sua ambiguità  etimologica sia di straniero  ma anche di signore e padrone , sia di colui che accoglie ma anche di colui che è accolto . Proprietari posseduti a loro volta dalle loro proprietà in disfacimento , i protagonisti dei due titoli affini si battono per mantenere , se non illustrare , un passato che li ha ormai espulsi e condannati : le nostalgie e le frustrazioni degli animi si riverberano così nei mille atti umilmente materiali  di accudimenti o di restauri  impossibili , mentre dall’esterno irrompe un innesco plebeo destinato ad accelerare la rovina di quelle prossime rovine , comunque concepite per umiliare la brevità degli umani , sullo sfondo ancora flebile di un’annunciata lotta di classe .

Gli ospiti paganti è ambientato a Londra , subito dopo la prima guerra mondiale . Una madre fragile e una figlia solitariamente eccentrica capiscono di dover aprire le antiche mura di malandata  signorilità a degli affittuari che un ultimo anelito di decoro identifica appunto con una perifrasi . Irrompe così una giovane coppia di recenti arrampicatori sociali , e le stanze e le loro padrone si dispongono all’ascolto  dell’iniziale violazione . Cui fanno seguito le prime deroghe alle regole di casa e i susseguenti contagi sotto forma di fumo , di alcool , di balli , di presunte modernità .Tutto quanto  sembra apportare nuova linfa sfocia prima in un amore che diventa ossessione proibita in vista di un   insperato  affrancamento , e poi si impenna  di fronte all’esplicito mistero di un omicidio improvviso , con tutti i suoi risvolti legali , morali , sentimentali . La rigorosa ambientazione  storica consente all’autrice di evidenziare con esemplare nitore il senso di agonia di radici che non sono più tali  . Il sottaciuto confronto con l’attualità giudica e scolpisce ogni gesto , ogni pensiero , ogni atmosfera e ogni tipica dicotomia fra giovinezza e maturità , passione fisica e affettività , fiducia e sospetto , egoismo e generosità , speranza e disperazione , regole pubbliche e comportamenti privati , generando un  crescendo di contrapposizioni e alternanze che non consente soste .

 Raramente un romanzo presenta un livello di immediatezza così pregnante , accompagnata da un coinvolgimento che s’insinua come una febbre . E se nessuna frase singola è degna di particolare memoria , la costruzione di un plot perfetto , privo di cedimenti o di lusinghe strumentali si sostanzia magistralmente in ambientazioni , personaggi , psicologie , momenti sia topici che qualsiasi secondo una progressione esponenziale . La scrittura si sofferma e corre , sosta in agguato e poi riaccelera , concatena armoniosamente i diversi ritmi , gli interni e gli esterni , le apparenze e le verità , le violenze e le tenerezze con una finezza di analisi e una plasticità fisica capace di compenetrare indissolubilmente parole e immagini . E nulla fa mai sospettare gli adescamenti di un copione pensato a priori per il cinema . Un intrattenimento raro dunque , che diventa anche letteratura classica come i generi che costeggia ed assembla , facendosi nel  contempo timbro originale grazie ad un estro fuori dagli schemi . Serissimo , ed esente dalle civetterie e dalle  contaminazioni strumentali che attualmente contrabbandano la confezione per il contenuto e il mercato  per ispirazione .

Anche L’ospite si avvale di ingredienti e modalità assimilabili a Gli ospiti paganti . Ma la splendida magione protagonista non accompagna e non echeggia gli stati d’animo degli abitanti , bensì li signoreggia tirannica dall’inizio alla fine . Siamo dalle parti del romanzo gotico che sfuma ansiogeno nell’inconoscibile e nell’indicibile , perchè quello che appare è diverso dagli interrogativi che nasconde . Solo che il nucleo famigliare è più legnoso , più stereotipato , meno probabile , così come gli avvenimenti che si succedono lenti e cupi mostrano vuoti problematici e suture forzose tra un accadimento e l’altro . Gli intervalli sono ripetitivi e l’interrogativo del lettore corre inesorabile alla classica domanda : ma perchè si lascia che qualcosa senza nome continui a succedere , invece di abbandonare il campo ? Le rigidità di un’educazione post vittoriana non rispondono adeguatamente , così come il trinomio di  lusso , nobiltà e povertà , che i postumi della seconda guerra mondiale dissolvono ormai nell’avvento di nuove classi emergenti . E se la domanda potrebbe ripresentarsi ad ogni noir o thriller che si rispetti , basterebbe riferirsi ad un altro insigne romanzo su una  dimora infestata ( L’incubo di Hill House ,  Sirley Jackson , Adelphi 2004 ) per comprendere l’origine dell’ispirazione della Waters e il fatto che sia la Casa a scegliere gli ospiti che , in quanto scelti , sono costretti a restare , pena una liberazione da pagare con la vita .

 Scritto con l’accuratezza propria di un’autrice sempre riconoscibile nelle ampie panoramiche che improvvisamente si restringono sui singoli dettagli , il libro presenta parecchie  debolezze , anche se il complesso rapporto con i luoghi che abitiamo , ora guscio protettivo , ora disagevole specchio, viene ancora una volta sviscerato con dovizia  di felici invenzioni introspettive ed espressive . Una scrittrice vera si è affermata , e non resta che leggere gli altri suoi libri  per poter distinguere tra seduzione e fascinazione . Che sia letteratura o  intrattenimento prestigioso  è in fondo  irrilevante , e  i singoli lettori potranno scegliere  autonomamente ; poi il tempo , come sempre , aggiungerà le sue chiose .

 GLI OSPITI PAGANTI di Sarah Waters , Ponte alle Grazie 2015  , 572 pagine , 18,60 euro

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   L’OSPITE di Sarah Waters , Ponte alle Grazie 2009  , 532 pagine , 20 euro

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L’autore

Sarah Waters ( Neyland , Galles , 1966 ) si laurea in letteratura inglese all’università del Kent . In seguito diventa libraia per poi dedicarsi all’insegnamento . Il suo primo romanzo Carezze di velluto è del 1988 e ha come soggetto il lesbismo durante l’epoca vittoriana . L’immediato successo rende il libro popolarissimo , ne consiglia un adattamento teatrale e la realizzazione di una miniserie per la BBC . Affinità  – 1999  –  ottiene lo Stonewall Book Award e si svolge in una prigione femminile con tutti i temi cari alla scrittrice ( amori , tradimenti , machiavellismi ) con un tocco di suspense e di spiritismo . Ne deriva un telefilm per la ITV . Nel 2002 pubblica Ladra , romanzo poliziesco di matrice storica con parecchi ingredienti tratti da Oliver Twist , a sua volta seguito dall’immancabile traduzione televisiva . Nello stesso anno consegue il British Book Award . Nel successivo Turno di notte  – 2006  – ricostruisce scandali e segreti della Londra del 1940 . Sempre nello stesso anno è ambientato L’ospite , cui fa seguito Gli ospiti paganti . Tutti pubblicati in Italia dalla casa editrice Ponte alle Grazie .

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Marinella Doriguzzi Bozzo

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