Libri

DICIANNOVESIMO BOUQUET

PROTEZIONE di Bill James*, Sellerio 2008, 336 pagine

Il termine confine viene in genere adoperato per intendere una demarcazione, anche se il suo significato etimologico fa più riferimento alla vicinanza, ossia a quanto viene messo in comune sulla base di un reciproco limite. Ed è appunto su questa seconda accezione che è costruito questo poliziesco perfetto, che si propone di indagare sul giusto e l’ingiusto, il lecito e l’illecito, il legale e l’illegale e insomma sul bene e sul male, non tanto addensandosi lungo una linea, bensì esplorando un vasto territorio di nessuno o di tutti, in cui ambiguamente colludono e collidono sia le guardie che i ladri, perchè, in fondo , il gioco possa trovare al suo interno i mezzi e le modalità per continuare a essere giocato. Scritto in un bianco e nero nitido e postdatato, ambientato in un’ imprecisata zona di provincia dell’Inghilterra anni 80, si avvale di un meccanismo inesorabile e di personaggi abilmente profilati dal loro stesso dialogare .E, nella sua ostinata coerenza, offre al lettore sia l’intrattenimento dei fatti che la dilatazione delle riflessioni, in un momento in cui sempre di più il sociale sta trasformandosi da convivenza in connivenza. Cinico e umano, ambiguo e precisissimo, tecnicamente esperto e pudicamente poetico, rivela un autore di grande qualità, che riesce ad utilizzare un genere per organizzare e controllare fino in fondo una trama esatta e senza sbavature : attraverso una inventività di spunti, atmosfere e dettagli di notevole e sorvegliatissima qualità letteraria. Già a partire dalle possibili, speculari declinazioni etimologiche del titolo stesso.

*Uno dei tanti pseudonimi del giornalista gallese James Tucker, specialista di nera del Daily Mirror, nonchè autore famoso, oltre Manica, di numerosi romanzi con personaggi ricorrenti, come Desmond Iles e Colin Harpur. Tradotto in francese nel 2004, Protezione ha subito vinto il Prix du polar européen. In Italia questa è la sua prima apparizione editoriale. Da leggere tutto, con una menzione d’onore speciale per Rose, rose ( Sellerio , 2011 ) magari affiancandolo alla rilettura di Tradimenti di Harold Pinter, per godere il confronto di due testi costruiti tecnicamente “a ritroso” , con un’audacia vertiginosa, densa di magnifiche sorprese .

UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA’ UTILE di Peter Cameron, Adelphi 2007 , 206 pagine

L’autore del bel libro Quella sera dorata , imperfetto ma non dimenticabile per la qualità dell’aura che lo avvolgeva a dispetto dei fatti narrati, è uno scrittore di talento che sa anche essere vendibile. E lo dimostra in questo secondo libro edito in Italia, che centra sicuro il bersaglio senza una sola possibile deviazione. Stringato, intelligente, di una logica implacabile quanto “laterale”, non diversa da quella del giovane Holden e del piccolo Oskar di Troppo forte , incredibilmente vicino, ci presenta il diciottennne James e, tramite lui , il mondo delle famiglie altoborghesi in crisi, e dei lavori non lavori, che rassemblano più vanità e velleitarismi mondani che competenze, sul filo sciagurato del fashionable : quello delle gallerie d’arte contemporanea . E fin qui siamo a trama e ordito di un tessuto che potremmo definire come il tartan di un clan scozzese. Ma l’improbabile ricamo che il giovane tenta di portare avanti per orientarsi e al tempo stesso rendere vivibile l’alienità degli scacchi – diversi ma prevedibili nella loro ripetitività sempre uguale – è dato da un lato dai suoi colloqui con una psicanalista di fama, fornitagli dai genitori più come supporto alle loro coscienze claudicanti ma irregimentate, che come aiuto allo sviluppo della personalità del figlio. Dall’altro dal rapporto con un’anticamente amorosa ma modernamente pensante nonna, che cederà il passo nel momento in cui James avrà terminato di imbastire il proprio futuro . E’ dunque uno dei pochi libri di cui si puo’ anticipare l’ossatura, perchè ancora una volta la qualità risiede in una scrittura fulminante , ironica, coinvolgentemente partecipe, in grado di rendere perfettamente un punto di vista originale, senza scartare nè le vittorie nè i travagli nè le sconfitte, anche ridicole, dell’esistere. Da raccomandare senza titubanze, e non soltanto agli psicologi, cui andrebbe addirittura dedicato. Nonchè da non recensire cedendo alla tentazione di usare il termine “carino”.
Anche in questo caso, menzione d’onore all’autore per il successivo titolo Il weekend ( Adelphi 2013)

DALIE di Henry Fantin-Latour, 1872

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Marinella Doriguzzi Bozzo

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