AVE , CESARE !
Gli uomini hanno bisogno di credere in qualche cosa : in Dio , nel capitale , nei sogni …Solo che parlarne direttamente diventa sempre più difficile : il mondo avanza , le ideologie si sfaldano , i trucchi si ripetono , l’individualismo di massa del tutto e subito rende sfuggente sia l’attenzione che la critica . Allora bisogna trovare formule contemporanee che , riferendosi ad una lontananza prossima ma già consolidata dalla Storia , alludano alla liquidità del presente secondo differenzialità oblique , preferibilmente di matrice ludica . Un po’ come le medicine per i bambini , contrabbandate nella zolletta di zucchero . Per fortuna il meritevole inganno è affidato ai fratelli Cohen , grandi cineasti in termini di idee e di realizzazioni , che in questo film sembrano essersi divertiti a riassumere le loro ossessioni , autocitandosi senza parere attraverso una sapidissima digressione sulla cinematografia americana intorno agli anni cinquanta ( l’atollo di Bikini , teatro di esperimenti nucleari nonchè ispiratore di un celeberrimo due pezzi è espressamente menzionato , e non a caso ) .
Siamo dunque a Hollywood , e un solertissimo , coscienzioso alter ego di un tycoon che non si vede mai , ne sorveglia ossessivamente gli affari per procura , risolvendo di volta in volta i problemi più eterogenei degli studios , dalle grane delle varie produzioni a quelle create dalle sregolatezze degli attori . Perchè il business è business , ma nel cinema può rimanere tale solo se le sue divinità terrene mantengono l’aura di sacralità consegnata al pubblico dalla finzione delle pellicole ; senza che il più piccolo pettegolezzo possa trapelare , a discapito di un’imprescindibile credulità . Credulità alimentata oggi ben diversamente , dato che il taciuto si è ribaltato nell’esplicito , sì che spesso impera la sovraesposizione dello scandalo , talora addirittura inventato e diffuso apposta. Così si capisce subito che si parla di suocera vecchia perchè nuora giovane intenda , e possa eventualmente prendere qualche opportuna misura all’evoluzione o involuzione attuale .
Mentre la trama scorre da un set all’altro , quelli che si chiamavano siparietti vengono presentati in guisa di stentoreo tromboneggiamento da cinegiornale d’antan , mischiando le carte del vero e del falso , del passato come del presente . George Clooney in tunica e gladio , modernamente ridicolizzato nel solito peplum ( o sword and sandals ) è un impenitente donnaiolo ubriacone che deve rendere convincente la sua romana conversione ad un Gesù di spalle , reso a sua volta improbabile da una confusa diatriba religiosa fra i diversi consulenti delle diverse confessioni monoteiste . Il suo rapimento da parte di un nucleo di sceneggiatori imbevuti di idee marxiste altrettanto confuse ( Dalton Trumbo ritorna ) passa attraverso il teatro di posa di un rifacimento pseudo gay di Anchors aweigh ( genere musical marinaro sentimentale ) . E per un western familiar country tutto chitarra e lazo , mentre l’afasico protagonista viene chiamato a interpretare fallimentarmente una commedia sofisticata tipo Alta società . Grezzo e imbranato , si rivelerà determinante nella storia vera del sequestro , a sua volta seria e ridicola tanto quanto le produzioni , che proseguono con l’esaltante distillato visivo di un acquatico sincronizzato alla Esther Williams , dove la sirenica Scarlett Johansson è una s-costumata camionista pronta ad occultare un’illecita maternità .
Se il gusto filologico imperversa distribuendosi in tanti stuzzicanti particolari per intenditori , l’operazione dei Cohen non è tuttavia nostalgica , bensì passionale come quella di ogni innamorato , compreso il manager Josh Brolin , che rinuncia ad agi e milioni rifiutando di passare al soldo dell’industria aerospaziale ( altri tempi , appunto ) . Mediante l’ormai diffusissimo genere dell’ibridazione di generi , il celebre duo affronta un film discontinuo , ma capace di parlare diversamente a tutti . Ai colti ed incliti le citazioni , nonchè le riflessioni più profonde sulla finta contrapposizione fra i diversi deismi della religiosità , del materialismo dialettico e dello star system ; agli altri il dono di una godibilità a tratti anche esilarante , spiattellata voyeuristicamente e ironicamente da dietro le quinte , alla maniera di un Bignami de luxe . Non ci si annoia mai , le malizie strutturali , verbali , visive e psicologiche sono profuse a piene mani e curate in ogni dettaglio lungo la coralità attoriale , le scenografie , la fotografia , il montaggio , la colonna sonora dello storico collaboratore Carter Burwell . Anche se il tempo passa , e il vigore visionario di una gioventù ormai lontana sembra diluirsi in una forma affascinante e imperfetta di ri-capitolazione ; che non appare tuttavia come una resa , perchè in grado di tenere ancora sulle ginocchia diverse generazioni , e narrare loro quello che c’era una volta e quello che c’è adesso . Lasciando ad ognuno gli echi e le suggestioni interpretative dello spazio intercorso .
AVE , CESARE ! di Ethan e Joel Cohen , Usa 2016 , durata 106 minuti